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DISSESTO IDROGEOLOGICO

L'Italia è un paese geologicamente molto recente. Da questa giovinezza deriva la particolare dinamicità del suo territorio e i conseguenti rischi: eventi sismici, frane, erosioni dei versanti ed erosione costiera.

Quando si parla di Rischi del Territorio, si vuole intendere la probabilità che si verifichi una potenziale situazione di pericolosità che derivi da fenomeni naturali o dall'attività dell'uomo. Tali pericoli potrebbero diventare delle emergenze e causare effetti dannosi sulla popolazione, sugli insediamenti abitativi e produttivi, sulle infrastrutture di trasporto e di servizio.

Nell'ambito dei rischi che caratterizzano il nostro Paese, il rischio idrogeologico è tra quelli che comporta un maggior impatto sociale ed economico, secondo solo a quello sismico.

Il dissesto idrogeologico è stato definito per la prima volta come l'insieme di "quei processi che vanno dalle erosioni contenute e lente alle forme più consistenti della degradazione superficiale e sottosuperficiale dei versanti fino alle forme imponenti e gravi delle frane" (Commissione De Marchi, 1970).

In modo più generale e secondo una concezione più moderna del termine esso può essere inteso come "qualsiasi situazione di squilibrio o di equilibrio instabile del suolo, del sottosuolo o di entrambi", ovvero "l'insieme di quei fenomeni connessi al rovinoso defluire delle acque libere in superficie e all'interno del suolo, producendo effetti che possono portare alla perdita di vite umane, ad alterazioni delle attività e delle opere dell'uomo e dell'ambiente fisico".

I fenomeni di dissesto idrogeologico sono fenomeni naturali che possono avvenire per cause strutturali (geomorfologiche) oppure per cause occasionali, che determinano in un dato momento l'alterazione degli equilibri esistenti.

L'antropizzazione e la costruzione di nuove infrastrutture oltre a mutare l'assetto del territorio, accrescendo la possibilità che si verifichino dissesti, hanno determinato una maggiore esposizione di persone e beni al rischio idrogeologico.

Il rischio idrogeologico è espresso da una formula che lega pericolosità, vulnerabilità e valore esposto:

  • la pericolosità (P) è la probabilità che un fenomeno di una determinata intensità si verifichi in un dato periodo di tempo (tempo di ritorno) ed in una data area;
  • la vulnerabilità (W) indica l'attitudine di un determinata "componente ambientale", come la densità della popolazione, gli edifici, i servizi, le infrastrutture, etc,.a sopportare gli effetti dell'intensità di un dato evento.
  • il valore esposto (E) o esposizione indica l'elemento che deve sopportare l'evento e può essere espresso o dal numero di presenze umane o dal valore delle risorse naturali ed economiche presenti, esposte ad un determinato pericolo.

Il rischio esprime quindi il numero atteso di perdite di vite umane, di feriti, di danni a proprietà, di distruzione di attività economiche o di risorse naturali, dovuti ad un particolare evento dannoso. In termini generali il rischio R è "una valutazione del danno legato a fenomeni di pericolo a cui è associata una forte componente di aleatorietà" (CNR-GNDCI, 1995):

R = P ∙ D

dove D è il danno conseguente all'evento. Esprimendo il danno D in termini di vulnerabilità W, e di valore esposto E, è possibile definire il rischio come:

R = P ∙ W ∙ E

La vulnerabilità degli elementi a rischio è legata, oltre che alla capacità degli stessi di sopportare le sollecitazioni esercitate dall'evento, anche all'intensità dell'evento stesso.

Il rischio idrogeologico comprende due categorie principali:

  • il rischio geomorfologico o rischio da frana;
  • il rischio idraulico o rischio da alluvione.

 

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